La storia di una lavoratore comune che coinvolge tutti noi, per la sua sconcertante chiarezza. |
“Sveglia all’alba, si parte anche oggi per la solita schifosissima giungla.
Ho portato con me un bagaglio di volontà, attenzione e concentrazione, per arrivare a fine giornata.
Sono pronto anche oggi a superare gli ostacoli che troverò nella giungla del mio lavoro.
Come ogni mattina mi sono preparato per affrontare gli ostacoli maggiori.
Le attrezzature che sostengono le mie attività sono sempre le stesse, da anni. Ormai sono parte di me, per forza di cose con il tempo mi ci sono affezionato, e sono diventate perfino un simbolo distintivo agli occhi dei miei collaboratori.
Sono vecchie, logore in alcuni punti, ma sono obbligato ad usarle.
Mi guardo intorno: da un lato ci sono dei rottami, forse ci sono gli scarti delle lavorazioni chimiche degli ultimi giorni. Non mi stupisce per niente.
L’ambiente come al solito non è illuminato, bisogna sforzare la vista per riuscire a muoversi.
Oggi devo spostare dei pezzi di materiale da un magazzino all’altro. Non ho idea di cosa siano, i miei superiori non mi hanno spiegato a cosa servono.
Inizio il mio lavoro, pensando ai fatti miei. Questa sera ho mia suocera a cena, e con le suocere si sa, non è una passeggiata.
Mentre mi passano per la mente le ultime noiosissime cene di famiglia, quasi inciampo in alcuni cavi posti in mezzo al corridoio. Cosa ci fanno qui? Si può lavorare in questo modo?
Sono solo ad inizio giornata e già devo affrontare le mancanze di questa giungla di azienda.
Ormai ho capito che parlare con i superiori non serve a nulla. Devono risparmiare soldi, e quando non lo fanno sugli stipendi, risparmiano sulle attrezzature di lavoro.
Alla fine del mio turno, ho attraversato tanti ostacoli quanti ce ne potrebbero essere in un ambiente selvaggio, ostile. Ma un’altra giornata è passata.
Domani ho una visita medica, a quanto pare i miei polmoni non stanno bene. Spero di non dover dare brutte notizie alla mia famiglia.
E di non dover andare ai piani alti a ribaltare scrivanie.
Probabilmente in questa giungla c’è qualcosa che non va anche nell’aria.”
Attrezzature usurate, scarti di lavorazioni, cavi scoperti, emissioni deleterie.
Queste sono solo alcune delle bestialità che puoi trovare nel tuo posto di lavoro, e che probabilmente anche i titolari ignorano oppure evitano semplicemente di parlarne.
Fingere di non vedere è diventato lo standard in molte aziende, con titolari che non hanno la più pallida idea dei reali rischi che corrono i propri lavoratori.
Si va avanti con il mantra “Non vedo, non sento, non parlo”.
E intanto i lavoratori si feriscono, si ammalano, muoiono!
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