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Oggi andiamo ad approfondire il rischio derivante dai campi elettromagnetici (CEM) il quale appartiene alle "Radiazioni non Ionizzanti" (vedi articolo ROA) e viene considerato dal DLgs.81/2008 tra gli "Agenti Fisici" al Titolo VIII e in particolare dal Capo IV. |
Fig. 1 – Principali tipologie di radiazioni elettromagnetiche e i loro parametri caratteristici
Gli effetti dell’interazione dei campi elettrici e magnetici con i tessuti biologici si differenziano in relazione alle frequenze del campo elettrico e magnetico, si prendono pertanto in considerazione due differenti tipologie di campi elettromagnetici:
1. Campi elettromagnetici a radiofrequenze e microonde (10 kHz – 300 GHz).
In questo intervallo di frequenza l’effetto biologico è quello dell’assorbimento di energia all’interno del corpo umano, con conseguente innalzamento della temperatura del tessuto.
L'assorbimento di energia viene misurato dalla grandezza SAR (Specific Absorption Rate) la cui unità di misura è il W/kg (watt al chilogrammo).
Gli standard protezionistici attuali ci dicono che non ci sono effetti termici al di sotto di 4 W/kg poiché a tali livelli di esposizione non è associato un innalzamento significativo di temperatura del corpo.
Ovviamente, a seconda di quanta energia viene assorbita si ottengono effetti differenziati, che possono andare dall'innalzamento della temperatura corporea di pochi gradi con la conseguente attivazione del sistema di termoregolazione dell'individuo esposto, ad effetti da stress termico, fino a vere e proprie ustioni e necrosi da radiofrequenze.
2. Campi elettromagnetici ELF (frequenze estremamente basse) e statici
In questo intervallo di frequenza gli attuali standard protezionistici prendono in considerazione la prevenzione di effetti acuti dovuti all’induzione di correnti elettriche interne nel soggetto esposto, ad esempio le correnti indotte possono produrre fibrillazione ventricolare o stimolazione dei tessuti nervosi.
Ricordiamo che nel contesto della protezione della salute umana dalle esposizioni ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici si possono distinguere due classi di effetti sanitari:
− effetti certi, acuti o subacuti, la cui insorgenza scaturisce da esposizioni a campi di elevata intensità.
Di tali effetti sono noti i meccanismi di interazione che ne sono alla base e le rispettive soglie di insorgenza: stimolazione dei tessuti muscolari e nervosi alle frequenze più basse e riscaldamento dei tessuti per assorbimento dell’energia elettromagnetica alle frequenze più alte; è unicamente tale categoria di effetti che gli attuali standard protezionistici prendono in considerazione nell’emanazione dei valori limite e dei livelli di azione, e che conseguentemente sono presi in considerazione dal DLgs.81/2008 capo IV.
− effetti ipotizzati, a lungo termine, connessi ad esposizioni croniche a campi di intensità inferiore alle soglie di insorgenza degli effetti acuti cui al precedente punto, per i quali esistono solo alcune evidenze non conclusive (non accertati dalla ricerca scientifica) limitatamente alle frequenze estremamente basse (ELF).
In particolare alcuni studi epidemiologici hanno evidenziato un incremento del rischio di insorgenza di alcuni tipi di neoplasie -ed in particolare di leucemie infantili- correlabile ad esposizioni croniche ai campi magnetici a 50 Hz.
Un’ulteriore tipologia di effetti a lungo termine degli ELF in corso di studio è rappresentato dalle malattie neurodegenerative, ed in particolare dalla Sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e dal morbo di Alzheimer (MA) ), ma secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità le evidenze di simili effetti sono molto deboli.
Fig. 2 – Classificazione delle radiazioni e le loro fonti
Effetti indiretti: Interferenza con pace-maker e compatibilità elettromagnetica
Tali effetti sono associati alla capacità di un apparato elettrico o elettronico, di generare in un altro apparato disturbi elettromagnetici che possano creare problemi alla salute di particolari categorie di persone o problemi di sicurezza. In particolare:
· interferenze con attrezzature e altri dispositivi medici elettronici;
· interferenze con attrezzature o dispositivi medici impiantati attivi, ad esempio stimolatori cardiaci o defibrillatori;
· interferenze con dispositivi medici portati sul corpo, ad esempio pompe insuliniche;
· interferenze con dispositivi impiantati passivi, ad esempio protesi articolari, chiodi, fili o piastre di metallo;
· effetti su schegge metalliche, tatuaggi, body piercing e body art;
· rischio di proiettili a causa di oggetti ferromagnetici non fissi in un campo magnetico statico;
· innesco involontario di detonatori;
· innesco di incendi o esplosioni a causa di materiali infiammabili o esplosivi;
· scosse elettriche o ustioni dovute a correnti di contatto quando una persona tocca con un oggetto conduttore in un campo elettromagnetico e uno dei due non è collegato a terra.
Nell’ottica della sicurezza negli ambienti di lavoro e di vita, la questione assume rilievo particolarmente in tre ambiti:
1. Gli effetti su apparati elettronici preposti alla segnalazione di allarme per eventi ad alto rischio, e in generale alla gestione di processi industriali a potenziale rischio di incidente;
2. Gli effetti su protesi biomedicali (es. pace-maker, protesi metalliche etc.) direttamente indossate dal soggetto interessato, sia lavoratore sia paziente.
3. l’immunità di apparati diagnostici o terapeutici, dal cui corretto funzionamento dipende la qualità della prestazione, qualità che in taluni casi può rivestire un ruolo critico (es. apparati di supporto vitale).
Bisogna sottolineare che tali effetti possono insorgere anche a valori di esposizione inferiori ai livelli d’azione fissati per i lavoratori.
Da notare che la maggior parte degli effetti avversi considerati nel DLgs.81/2008 compaiono immediatamente (es. aritmie, contrazioni muscolari, ustioni, malfunzionamento pacemaker e dispositivi elettronici impiantati etc.), ma alcuni, come la cataratta o la sterilità maschile, essendo la conseguenza di un meccanismo cumulativo, possono manifestarsi a distanza di tempo.
Ambienti di
lavoro con rischio CEM : sorgenti di rischio
Numerose attività
lavorative possono comportare esposizioni a campi elettromagnetici, cioè
nell’intervallo di frequenza da 0 Hz fino a 300 GHz , a livelli di campo
sensibilmente più elevati di quelli in gioco nelle tipiche esposizioni della
popolazione.
Fig.3 - Sorgenti radiazioni ionizzanti e non
1. Sorgenti di
campi elettrici e magnetici statici
In generale sono presenti campi elettrici e
magnetici statici ovunque vi siano apparecchiature alimentate da tensione
continua o linee percorse da elevate correnti continue.
Concentrando l’attenzione sul solo campo magnetico, possono risultare
esposti a livelli di gran lunga superiori al fondo naturale (in media circa 50
µT di induzione magnetica), i lavoratori addetti a :
-processi di
elettrolisi (ad esempio nella preparazione dell’alluminio)
- al comparto
ferroviario su trasporti alimentati in corrente continua.
Elevati livelli
di campi statici sono riscontrabili
anche presso macchinari per la produzione di grandi elettrodi per archi
voltaici e in prossimità dei tomografi a Risonanza Magnetica Nucleare (campo
magnetico statico in genere fino a 2 T per gli apparati di uso diagnostico).
2. Campi elettrici
e magnetici ELF negli ambienti industriali
La frequenza di
50 Hz è impiegata per il trasporto e l’impiego dell’energia elettrica. Ogni
linea elettrica aerea o interrata, cablaggio, barra di trasmissione, cavo,
costituisce quindi una sorgente di dispersione nell’ambiente circostante.
L’esposizione
degli addetti alle centrali elettriche, è stata stimata attorno a 40 µT come
valore medio, con picchi sensibilmente più elevati, specie per gli addetti alla
manutenzione delle linee.
L’esperienza
mostra che la necessità di distribuire l’energia all’interno degli impianti può
comportare una certa prossimità tra le postazioni di lavoro ed i cablaggi, con
presenza di elevati livelli di campo magnetico.
Ogni
apparecchiatura alimentata con correnti elevate costituisce una potenziale
sorgente.
Nei vari tipi di
forni elettrici e nelle fonderie (fusione e trattamento dell’acciaio e altri
metalli) i lavoratori possono risultare esposti con continuità a campi
magnetici tra 100 µT e 10 mT, con picchi superiori ai 100 mT nel caso dei
saldatori, che sembrano costituire la categoria potenzialmente esposta ai
livelli più elevati.
Esposizioni
significative sono inoltre riscontrabili nei processi di smerigliatura a mano
(fino 300 µT), e nella produzione di magneti permanenti (500 µT).
3. Riscaldatori
industriali a radiofrequenza e microonde
I riscaldatori
industriali vengono tradizionalmente suddivisi in tre categorie in base al
principio e alle modalità di funzionamento:
- a perdite
dielettriche, impiegati nell’industria del legno (incollaggio e piegatura), per
la saldatura e stampaggio di manufatti in plastica (PVC in primo luogo) e
nell’industria tessile (essiccamento delle fibre).
- a induzione
magnetica, impiegati nel trattamento dei materiali metallici (saldatura, indurimento,
tempera, fusione, etc.), e nell’industria elettronica.
- a microonde,
non costituiscono un rischio.
4.
Apparecchiature biomediche
Le
apparecchiature sorgenti di radiazioni non ionizzanti ELF, RF, di comune
impiego in ambito sanitario, che presentano aspetti di interesse ai fini della
tutela della salute di pazienti e lavoratori sono riportate nella tabella che
segue, in relazione ai rispettivi settori di impiego.
Apparecchiatura |
Settore di impiego |
Magnetoterapia |
Terapia riabilitativa |
Marconiterapia |
Terapia riabilitativa |
Radarterapia |
Terapia riabilitativa |
Elettrobisturi |
Chirurgia |
Tomografia RMN |
Diagnostica |
5. Apparati per telecomunicazioni
Gli operatori la
cui mansione comporta l’ascesa su torri e tralicci, per l’installazione o la
manutenzione di sistemi radio FM (87,5 MHz - 108 MHz), o televisivi UHF (470
MHz - 862 MHz), possono essere esposti a campi elettrici fino a 1000 V/m e
magnetici fino a 5 A/m.
Esposizioni più
contenute e non superiori a 0,1 W/m2 , sono in genere associate alla vicinanza
a sistemi radar per il controllo del traffico aereo, nonostante potenze di
picco dell’ordine dei 10 MW/m2 , in considerazione della rotazione dell’antenna
e della pulsazione del segnale.
In alcuni centri di trasmissione militari, può
accadere che delle antenne si trovino prossime a strutture che ospitano uffici,
o risultino comunque accessibili per la necessità di presidiare determinate
aree all’interno delle installazioni.
6. Varchi
magnetici e sistemi antitaccheggio
Le esposizioni
delle persone del pubblico hanno generalmente durata molto breve in quanto il
campo decresce rapidamente all’aumentare della distanza dalla sorgente (con
l’inverso del cubo della distanza). Non è da trascurare invece il fatto che
tali sistemi possono produrre esposizioni croniche per i lavoratori con
postazioni di lavoro fisse in prossimità dei varchi, come è il caso degli
addetti alle casse nei supermercati, che possono risultare esposti
continuativamente per l’intero turno lavorativo a livelli di campo non trascurabili.
7. Sistemi di
identificazione a radiofrequenza (RFID)
Si vanno
rapidamente diffondendo dispositivi che consentono la rapida identificazione di
persone o merci mediante la lettura a distanza di apposite etichette
magnetizzate. Si prevede che entro pochi anni questi sistemi sostituiscano in
molte situazioni quelli basati su codici a barre. I problemi posti da questi
sistemi sono simili a quelli dei varchi elettromagnetici o dei dispositivi
antitaccheggio.
A fronte dei
rischi presentati sopra vige l’obbligo di valutare il rischio da esposizione a CEM
e di attuare le appropriate misure di prevenzione, protezione e
sorveglianza sanitaria, stabilito in generale per tutti i fattori di rischio
dal D.Lgs.81/2008 TITOLO VIII – AGENTI FISICI.
Valutazione del rischio CEM
Secondo il riferimento legislativo sopra citato, se non è
possibile “giustificare” (essere certi che le esposizioni sono nulle o
trascurabili; (vedi Tabella 1) il datore di lavoro valuta e, quando necessario
(qualora risulti che siano superati i valori di azione), misura o calcola i
livelli dei campi elettromagnetici ai quali sono esposti i lavoratori.
La valutazione,
la misurazione e il calcolo devono essere effettuati in conformità alle norme
europee standardizzate del Comitato europeo di normalizzazione elettrotecnica
(CENELEC) tenendo conto in particolare di:
a) livello, spettro di frequenza, durata e
tipo dell'esposizione;
b) valori limite
di esposizione e valori di azione;
c) tutti gli
effetti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori particolarmente sensibili
al rischio;
d) qualsiasi effetto indiretto quale:
1. interferenza con attrezzature e
dispositivi medici elettronici (compresi stimolatori cardiaci e altri
dispositivi impiantati);
2. rischio propulsivo di oggetti
ferromagnetici in campi magnetici statici con induzione magnetica superiore a 3
mT;
3. innesco di dispositivi elettro-esplosivi (detonatori);
4. incendi ed esplosioni dovuti all'accensione di materiali infiammabili
provocata da scintille prodotte da campi indotti, correnti di contatto o
scariche elettriche;
e) l'esistenza di
attrezzature di lavoro alternative progettate per ridurre i livelli di
esposizione ai campi elettromagnetici;
f) la
disponibilità di azioni di risanamento volte a minimizzare i livelli di
esposizione ai campi elettromagnetici;
g) per quanto
possibile, informazioni adeguate raccolte nel corso della sorveglianza
sanitaria, comprese le informazioni reperibili in pubblicazioni scientifiche;
h) sorgenti
multiple di esposizione;
i) esposizione simultanea a campi di frequenze
diverse.
Tab. 1:
Attrezzature e situazioni “giustificabili”. Lista non esaustiva
1 |
Tutte le attività che si svolgono unicamente
in ambienti privi di impianti e apparecchiature elettriche e di magneti
permanenti |
2 |
Luoghi di lavoro
interessati dalle emissioni di sorgenti CEM autorizzate ai sensi della
normativa nazionale per la protezione della popolazione |
3 |
Uso di apparecchiature a
bassa potenza (così come definite dalla norma EN 50371: con emissione di
frequenza 10 MHz ÷ 300 GHz e potenza media trasmessa fino a 20 mW e 20 W di
picco), anche se non marcate CE |
4 |
Uso di attrezzature
marcate CE, valutate secondo gli standard armonizzati per la protezione dai
CEM |
5 |
Attrezzature presenti sul
mercato europeo conformi alla raccomandazione 1999/159/EC che non richiedono
marcatura CE essendo per esempio parte di un impianto |
6 |
Apparati luminosi
(lampade), escluso specifiche lampade attivate da RF |
7 |
Computer e attrezzature
informatiche |
8 |
Attrezzature da ufficio. I
cancellatori di nastri possono richiedere ulteriori valutazioni |
9 |
Cellulari e cordless |
10 |
Radio rice-trasmittenti
con potenze inferiori a 20 mW |
11 |
Utensili elettrici manuali
e portatili conformi alle EN 60745-1 e EN 61029-1 inerenti la sicurezza degli
utensili a motore trasportabili. |
12 |
Computer e attrezzature
informatiche con trasmissione wireless. Es.: Wlan (Wi-Fi), Bluetooth e
tecnologie simili, limitatamente all’uso pubblico |
13 |
Rete di distribuzione
dell’energia elettrica a 50 Hz nei luoghi di lavoro: campo elettrico e
magnetico devono essere considerati separatamente. Per esposizioni al campo
magnetico sono conformi: |
14 |
Apparecchiature portatili
a batteria (esclusi i trasmettitori a radiofrequenza) |
15 |
Antenne di stazioni base.
Ulteriori valutazioni sono necessarie solo se i lavoratori che possono essere
più vicini all’antenna rispetto alle distanze di sicurezza stabilite per
l’esposizione del pubblico |
In questi casi la
giustificazione è adottabile indipendentemente dal numero di attrezzature di
lavoro in uso.
Esempi di luoghi
di lavoro per i quali, comunemente, si può effettuare la giustificazione del
rischio sulla base della Tabella 1: uffici, centri di calcolo, negozi,
alberghi, parrucchieri ecc. Resta ferma la piena responsabilità del datore di
lavoro nell’assumere la giustificazione per la propria particolare sorgente
nelle specifiche condizioni e ambiente di utilizzo.
Tab. 2 – Impianti
e situazioni che richiedono ulteriori valutazioni. Lista non esaustiva
1 |
Elettrolisi industriale |
2 |
Saldatura e fusion elettriche |
3 |
Riscaldamento a induzione |
4 |
Riscaldamento dielettrico |
5 |
Saldatura dielettrica |
6 |
Magnetizzatori/smagnetizzatori
industriali, incluso grossi cancellatori di nastri, attivatori disattivatori
magnetici di sistemi antitaccheggio non certificati ai sensi della EN 53064 |
7 |
Specifiche lampade
attivate a RF |
8 |
Dispositivi a RF per
plasma |
9 |
Tutti gli apparecchi
elettromedicali per applicazioni con radiazioni elettromagnetiche o di
corrente: ·
Stimolatori
magnetici transcranici ·
Apparati
per magnetoterapia ·
Tomografi
RMN ·
Diatermia
ad onde corte o cortissime Tutti gli apparecchi
elettromedicali che utilizzano sorgenti RF con potenza media emessa elevata
(>100 mW) |
10 |
Sistemi elettrici per la
ricerca di difetti |
11 |
Radar |
12 |
Trasporti azionati
elettricamente: treni e tram |
13 |
Essiccatoi e forni
industriali a microonde |
14 |
Antenne delle stazioni radio
base (lavoratori addetti all’installazione e manutenzione) |
15 |
Reti di distribuzione
dell’energia elettrica nei luoghi di lavoro che non soddisfano i criteri
della Tabella 1 |
Esempi di luoghi
di lavoro o mansioni per i quali, comunemente, si devono effettuare
approfondimenti nella valutazione del rischio sulla base della Tabella 2 sono:
In generale
l’esposizione a campi elettromagnetici all’interno dei luoghi di lavoro
dipende, oltre che dalle sorgenti, anche da una complessa serie di fattori,
quali le caratteristiche dell’installazione degli apparati, il loro stato di
manutenzione, le procedure di utilizzo, le caratteristiche degli ambienti, la
disposizione delle postazioni di lavoro, le modalità operative adottate dagli
addetti. E’ quindi in linea di principio possibile che si riscontrino
esposizioni completamente differenti in luoghi di lavoro ove siano impiegate
tipologie di sorgenti simili.
Attualmente le
norme tecniche di riferimento per la misura e il calcolo dei livelli dei campi
elettromagnetici sono:
- Norma CEI 211-6 (2001-01) “Guida per la misura e per la
valutazione dei campi elettrici e magnetici nell’intervallo di frequenza 0 Hz
10 kHz, con riferimento all’esposizione umana”,
- Norma CEI 211-7 (2001-01) “Guida per la misura e per la
valutazione dei campi elettrici e magnetici nell’intervallo di frequenza 10 kHz
– 300 GHz, con riferimento all’esposizione umana”.
Tali norme,
congiuntamente alla Norma CEI EN 50499 “Procedura per la valutazione
dell'esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici”, forniscono le
indicazioni per la redazione del documento di valutazione dei rischi da campi
elettromagnetici.
La valutazione
del rischio da esposizione a campi elettromagnetici deve essere seguita, nel
caso si determini un superamento dei valori limite, dalla definizione di
programmi di miglioramento tesi alla riduzione del rischio.
Sicurezza Scanavino e valutazione del rischio da campi
elettromagnetici
I tecnici di Sicurezza Scanavino sono dotati delle competenze e della
strumentazione necessaria per effettuare la valutazione del rischio derivante
da campi elettromagnetici. Le valutazioni dei rischi sono effettuate in accordo
con le norme CEI 211- 6/7 e CEI EN 50499, e con la norma BS 18004 del 2008.
Valori d’azione
La definizione di
valori di azione (VdA) è data nel Titolo VIII - Capo IV - articolo 207-
"Definizioni" - del Testo Unico:
L'entità dei
parametri direttamente misurabili, espressi in termini di intensità di campo
elettrico (E), intensità di campo magnetico (H), induzione magnetica (B) e
densità di potenza (S), che determina l'obbligo di adottare una o più delle
misure specificate nel presente capo. Il rispetto di questi valori assicura il
rispetto dei pertinenti valori limite di esposizione.
I valori di azione sono legati alla frequenza
del campo elettromagnetico a cui il lavoratore è esposto e vengono presentati
in forma riassuntiva nel Titolo VIII - Capo IV - Articolo 208 - "Valori
limite di esposizione e valori d’azione" - del Testo Unico attraverso la
seguente tabella 3:
Valori limite
La definizione di
valori limite (VLE) è data nel Titolo VIII - Capo IV - articolo 207-
"Definizioni" - del Testo Unico
valori limite:
limiti all'esposizione a campi elettromagnetici che sono basati direttamente
sugli effetti sulla salute accertati e su considerazioni biologiche.
Il rispetto di
questi limiti garantisce che i lavoratori esposti ai campi elettromagnetici
sono protetti contro tutti gli effetti nocivi a breve termine per la salute
conosciuti I valori di limite sono presentati in forma riassuntiva nel Titolo
VIII - Capo IV - Articolo 208 - "Valori limite di esposizione e valori
d’azione" - del Testo Unico attraverso la seguente tabella 4:
Formazione, informazione, addestramento
La corretta
informazione e formazione dei lavoratori e di tutte le figure del sistema di
sicurezza, soprattutto in specifici settori lavorativi che prevedono
esposizioni massicce e prolungate nel tempo alle CEM sonoormai obbligatori
secondo legge (D.Lgs 81/2008, Titolo VIII) e vengono considerati a tutti gli
effetti misure di tutela per la salute e sicurezza dei lavoratori.
L’articolo 184
del D.Lgs 81/08 recita infatti: “Il datore di lavoro provvede affinché i
lavoratori esposti a rischi derivanti da agenti fisici sul luogo di lavoro e i
loro rappresentanti vengano informati e formati in relazione al risultato della
valutazione dei rischi con particolare riguardo:
a) alle misure
adottate;
b) all'entità e
al significato dei valori limite di esposizione e dei valori di azione definiti
nei Capi II, III, IV e V, nonché ai potenziali rischi associati;
c) ai risultati
della valutazione, misurazione o calcolo dei livelli di esposizione ai singoli
agenti fisici;
d) alle modalità
per individuare e segnalare gli effetti negativi dell'esposizione per la
salute;
e) alle
circostanze nelle quali i lavoratori hanno diritto a una sorveglianza sanitaria
e agli obiettivi della stessa;
f) alle procedure di lavoro sicure per ridurre
al minimo i rischi derivanti dall'esposizione;
g) all'uso
corretto di adeguati dispositivi di protezione individuale e alle relative
indicazioni e controindicazioni sanitarie all'uso”.
Per prevenire
esposizioni superiori a tali valori limite il datore di lavoro elabora ed
applica un programma di azioni che comprende misure tecniche e organizzative,
tenendo conto in particolare:
a) di altri metodi di lavoro che implicano una minore esposizione ai campi elettromagnetici;
b) della scelta di attrezzature che emettano campi elettromagnetici di intensità inferiore, tenuto conto del lavoro da svolgere;
c) delle misure tecniche per ridurre l'emissione dei campi elettromagnetici, incluso se necessario l'uso di dispositivi di sicurezza, schermature o di analoghi meccanismi di protezione della salute;
d) degli appropriati programmi di manutenzione delle attrezzature di lavoro, dei luoghi e delle postazioni di lavoro;
e) della progettazione e della struttura dei luoghi e delle postazioni di lavoro;
f) della limitazione della durata e dell'intensità dell'esposizione;
g) della disponibilità di adeguati dispositivi di protezione individuale.
La schermatura di un campo elettrico, magnetico o
elettromagnetico può risultare molto utile in numerosi settori tecnici che
vedono l'utilizzo di campi elettromagnetici.
Nel caso in cui
l'emissione di un campo elettromagnetico è necessaria espressamente per
diffondere un segnale elettromagnetico (per esempio: impianti di
teleradiodiffusione, stazioni radio-base, apparati radar), non è quindi possibile
schermare la sorgente deve essere schermata, laddove sia possibile, la regione
di spazio all'interno della quale non si vuole che il campo elettromagnetico
possa penetrare.
Acquisto di nuovi macchinari
Come nel caso di
rumore e vibrazioni, anche nel caso dei campi elettromagnetici l’acquisto di
macchinari marcati CE consente di valutare preventivamente il livello di emissione
prodotto dal macchinario ed orientare la scelta verso il macchinario a ridotte
emissioni.
Misure di tutela organizzative e procedurali
Dispositivi di
Protezione Individuale DPI
Nei casi in cui
l’accesso alle aree con rischio di superamento del valore limite per i
lavoratori non possa essere impedito fisicamente, come ad esempio nel caso di
lavorazioni su tralicci o su linee elettriche aeree di alta tensione, è
necessario dotare i lavoratori di:
1)Monitor portatile di CEM con dispositivo d’allarme atto a segnalare tempestivamente il superamento dei valori d’azione di campo elettrico e magnetico fissati dalla normativa
2) Indumenti di protezione RF specifici per le frequenze di interesse. Questi in generale consistono di abiti e tute anti-RF, caschi di protezione anti-RF, guanti e calze anti RF. Tali indumenti protettivi sono in genere composti dagli stessi tessuti sintetici normalmente impiegati per indumenti ignifughi (es. Nomex) ed acciaio inossidabile in percentuale del 20%-30%. Tali indumenti forniscono un’attenuazione alle radiofrequenze emesse dagli apparati di telecomunicazioni (100 MHz -10 GHz) dell’ordine di 1/10 – 1/100.
Sorveglianza Sanitaria
Secondo il D.Lgs
81/2008, la sorveglianza sanitaria viene effettuata periodicamente, di norma
una volta l'anno o con periodicità inferiore decisa dal medico competente con
particolare riguardo ai lavoratori particolarmente sensibili al rischio (Donne
in stato di gravidanza, minori, ecc.) tenuto conto dei risultati della
valutazione dei rischi trasmessi dal datore di lavoro.
L'organo di vigilanza, con provvedimento
motivato, può disporre contenuti e periodicità diversi da quelli forniti dal
medico competente.
Devono essere
tempestivamente sottoposti a controllo medico i lavoratori per i quali è stata
rilevata un'esposizione superiore ai valori di azione stabiliti nel Titolo VIII
capo IV del DLgs.81/2008.
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